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Descrizione

L'Antico Borgo Marinaro(73 metri sul livello del mare) rappresenta il cuore pulsante di Trebisacce e risale all’epoca medievale, presumibilmente tra i secoli nono e decimo. Secondo alcuni studiosi, proprio dalla conformazione geografica del borgo antico proviene il nome di Trebisacce, corruzione di “Trapezakion”, termine greco che significa piccolo tavoliere posto sopra un’altura.

L'Antico Borgo Marinaro gode di molteplici attrazioni turistiche qui indicate:

 

CHIESA MATRICE SAN NICOLA DI MIRA

 

Fondata presumibilmente tra l’XI e il XII secolo, la chiesa matrice di San Nicola di Mira  è l’edificio monumentale più importante di Trebisacce. Si trova nel centro storico, in Piazza Progresso, dove è ubicato anche l’ex palazzo feudale (ora privato e suddiviso), i cui ultimi proprietari furono i Castrocucco, fino alla fine del Settecento. La chiesa è di origine bizantina, la cupola a cerchi concentrici di coppi ne restituisce tale fattezza, sebbene sia stata impiantata o riprodotta in secoli successivi. La torre campanaria, impropriamente definita basiliana, è riferibile invece al XVI-XVII secolo ed è un tipico esempio di architettura calabro-lucana di quel periodo; nella facciata esterna della stessa, sottostante al cornicione, si trova una targa che reca alcune iscrizioni e la data 1104, probabile anno di costruzione dell’edificio sacro, anche se tale data è stata interpretata e letta in modi diversi da vari studiosi. La chiesa è stata rimaneggiata diverse volte nel corso dei secoli tra le quali, in maniera consistente - “in presenti forma” - nel primo Cinquecento, ma anche in epoca barocca di cui ancora si trovano accenni nelle profilature degli archi e nelle decorazioni degli altari più antichi. Attualmente si presenta tre navate, con quelle laterali più contenute e un tempo coperte da volte a crociera. Tra le opere principali è da segnalare il Crocifisso ligneo  che sovrasta l’altare maggiore, rinvenuto nel 1994 durante alcuni lavori di restauro della chiesa in un vano sotterraneo. Si tratta di un crocifisso snodabile, che veniva utilizzato sia come Cristo in croce sia da Cristo deposto da utilizzare durante i riti della settimana santa; la scultura, molto suggestiva, è quattrocentesca e di autore meridionale. Lo stesso vano ha restituito un Sant’Antonio abate cinquecentesco. Interessante è anche l’acquasantiera composta della vasca del XVII secolo e dal fusto più antico. Le altre sculture sono soprattutto settecentesche, di fattura napoletana (Immacolata Concezione, Madonna del Rosario) o appartenenti alla bottega locale dei Cerchiaro di Castrovillari-Morano, tra le quali il San Leonardo – santo patrono della cittadina – e la Madonna del Carmine. La statua del santo titolare della chiesa, San Nicola da Bari, è di Agostino Pierri, scultore di Lagonegro, e risale al 1777. Tra i dipinti si segnala, invece, la Santissima Trinità, datata 1781 e opera del pittore Francesco Antonio Algaria, dimorante e Cassano e molto attivo nella circoscrizione diocesana.  Dalla chiesa matrice si snodano le tradizionali processioni lungo i vicoli, secondo un itinerario storicizzato.

 

CAPPELLA DELL’ IMMACOLATA

 

La Cappella era una delle più importanti di Trebisacce, sita nel centro storico e denominata “dei bastioni” in virtù del fatto che, precedentemente alle costruzioni di inizio Novecento, si affacciava e dominava sulla cinta muraria. L’edificio sacro probabilmente risale al XVI secolo e attualmente se ne possono ammirare i ruderi, che però mostrano l’interessante portale, parte dell’altare della santa titolare e i lacerti dello stemma dei Pucci sulla facciata; difatti il capostipite Giuseppe acquistò la terra di Trebisacce con il titolo di Barone per 400 ducati nel 1797. A questa famiglia apparteneva la statua dell’Immacolata che fu portata nella chiesa della Madonna della Pietà, la prima sorta in marina (inaugurata nel 1923), dove tuttora è venerata. Nei pressi della cappella si trova l’edificio, un tempo sede del municipio

 

CAPPELLA DI SANT’ANTONIO ABATE

 

La cappella è ubicata accanto alla antica grancia del Monastero di San Nicola di Chiaromonte , nei pressi dei resti della cinta muraria, dove un tempo, secondo la tradizione, si trovava la porta di Sant’Antonio sebbene in realtà si trattava di una portella ad uso dei monaci per la coltivazione degli orti fuori le mura. Il piccolo edificio sacro mostra caratteristiche architettoniche semplici dovute a rimaneggiamenti novecenteschi, ma la sua datazione è secolare; dedicata a Sant’Antonio dalla seconda metà del XVIII secolo o dalla prima metà di quello successivo, la cappella, come risulta da documenti, era in precedenza intitolata a Santa Maria dell’Idria (almeno nel 1752), Madonna della Lettera e a Santa Maria della Grancia, in quanto era di pertinenza proprio di quest’ultima. Al suo interno è conservata una scultura in cartapesta di Sant’Antonio Abate, risalente al 1909. In onore del santo si svolge ogni anno una festa molto sentita dai trebisaccesi, con riproposizioni di giochi della tradizione popolari, “incanto” e caratteristica corsa (o trotto) degli asini e dei cavalli.  Nei pressi della cappella si trova l’abitazione appartenuta a Padre Bernardino De Vita, frate francescano di origine trabisaccese in missione alla Porziuncola ad Assisi, morto in odor di santità nel 2006.

 

GRANCIA DI SAN NICOLA IN CHIAROMONTE

Le grancie erano centri di amministrazione di beni dei conventi, siti in loco oppure oltre i confini territoriali, proprio come in questo caso. La grancia ubicata a Trebisacce era di pertinenza del Monastero di San Nicola di Chiaromonte in Basilicata (successivamente ricadente nel territorio di Francavilla in Sinni). In realtà, si trattava di un piccolo convento gestito dai grancieri. In seguito l’edificio ha preso le sembianze di un Palazzo, posseduto dal 1751 dalla famiglia Andreassi e dopo quasi un secolo dai Chidichimo di Albidona. Nei documenti antichi, si ritrova il toponimo contrada del Forno del monaco della Cranca, situata nei pressi dell’attuale via Garibaldi, di fronte l’abitazione già dei sacerdoti Falabella. In realtà divenne poi di proprietà comunale. Per un periodo il Palazzo è stato adibito anche a carcere, fino a qualche tempo fa si leggevano i graffiti dei detenuti. Attualmente l’edificio è stato suddiviso in più proprietà; si conserva, tra le altre cose, il portone d’ingresso con un arco a tutto sesto.

 

 

BASTIONE

Simbolo e cuore della cittadina, dal bastione è possibile godere di un panorama mozzafiato che spazia dal mare sottostante alla piana di Sibari, dalla Sila Greca alle vette del Pollino; per tale motivo è considerato il balcone sull’Alto Jonio e uno dei luoghi più suggestivi dove ammirare albe e tramonti e beneficiare dell’inebriante profumo di zagare.  In realtà quello che viene chiamato “bastione” è la parte più alta delle mura di cinta che inglobavano il borgo antico, costruite nel 1538, finanziate dall’Università locale e costate 87 ducati. Una fortificazione resasi necessaria in quanto le misure di difesa precedenti non assicuravano la protezione dai frequenti assalti dei saraceni. Secondo la tradizione le porte di accesso erano quattro, con le seguenti denominazioni: Annunziata, San Martino, San Leonardo, Sant’Antonio Abate. In realtà le mura erano fornite originariamente di due porte: Porta di Sopra (a’ porta i supre) e Porta di Sotto (a’ porta i sutte). Successivamente fu aggiunta la porta di San Leonardo, mentre quella di Sant’Antonio abate, nei pressi della cappellina omonima, era una portella  – della quale esiste ancora il toponimo – di piccole dimensioni, a servizio dei monaci della Grancia di San Nicola di Chiaromonte che coltivavano gli orti limitrofi al centro abitato. L’unica porta (arco originario), tuttora esistente è quella dell’Annunziata, “a’ porta i sutte”, ubicata nella parte sud a valle della piazza della chiesa matrice, a coronamento del collegamento, attualmente tramite scalinata risalente alla prima metà del XIX secolo (foto 11) , tra il centro storico e la marina, sulla falsariga di una antica pista che portava dall’abitato al mare, la cosiddetta via del Mare. Anticamente, la zona centrale della scalinata era denominata “la Croce” , ove ora è collocata una piccola croce, ritrovo per i riti concernenti la domenica delle Palme.  Le tre torri a difesa del centro storico sono le seguenti: “dell’ospedale”; “la murata” (torricella) ; “de li zigrini” (torretta) ; tuttora si possono ammirare tra i vicoli .  Al Bastione è legato un avvenimento che storicamente rende fieri i Trebisaccese: la notte tra il 21 e il 22 Luglio del 1576 i turchi assalirono Trebisacce con l’intenzione di depredarlo e bruciarlo; con quaranta galeoni, muniti di pezzi di artiglieria e scale presero alla sprovvista la popolazione, la quale, buttando olio e pietre dal bastione e con mezzi poveri riuscirono a sconfiggere il nemico. Il feudatario di Trebisacce, Nicolò Berardino, Principe di Sanseverino, che in quei giorni si trovava fuori, definì i trebisaccesi “fieri et costanti”.

Il vescovo di Cassano all’Ionio Marino Tomacelli (in carica dal 1491 al 1515), da quanto si apprende anche dalla Platea della Mensa vescovile di Cassano, redatta tra il 1541-1547 e il 1580, fece demolire alcuni fabbricati di proprietà della diocesi per migliorare la cinta muraria.

Nella stessa platea compare il toponimo “Castello” (proprietà della Mensa vescovile che dava in affitto), che consisteva in una piccola proprietà con innanzi un rivelino, non riscontrabile, però, nella topografia odierna.

Il metraggio del centro storico, inteso come abitato originario compreso tra le mura e con forma ellittica, è di circa 350 x 300 m (tra canale della Porta – anticamente canale della Mantìa – e canale del Cannone o della “fabbricata”).

 

FONTANA DEL CANNONE

La fontana del Cannone è uno dei luoghi più suggestivi e simbolici del centro storico. Si trova nei pressi della piazza del Calvario e la sua denominazione probabilmente è dovuta a un’antica postazione di difesa. Come si rileva da una iscrizione su una lastra marmorea, nel 1894 la fontana venne restaurata dal sindaco Paolo Falabella, il quale provvide a portare l’acqua dalla sorgente a monte. In realtà la fontana è inglobata in una caratteristica piazzetta dotata successivamente di vasche che un tempo servivano ad abbeverare gli animali e a lavare i panni. Si trattava dell’unica fonte di rifornimento di acqua potabile per la popolazione. Per tale motivo questo luogo è diventato nel corso dei decenni un crocevia di gente che vi si dava appuntamento per chiacchierare e condividere momenti ed emozioni del quotidiano.

 

 

IL CALVARIO

Alla sommità del centro storico si trova un semplice monumento in muratura, il “Calvario” , che ricorda il monte dove Gesù morì sulla croce. L’opera è stata realizzata nel 1895 e un tempo ospitava una statua del Crocifisso con la Madonna Addolorata e San Giovanni. Il monumento recentemente è stato restaurato e sono venute alla luce tre nicchie che probabilmente accoglievano altre sculture o dipinti.  Precedentemente si trovava nella zona più alta dell’acropoli, a dimostrazione dell’evoluzione e dall’ampliamento del territorio (riportato nella platea della chiesa di San Nicola di Mira del 1851)

 

MUSEO DELL’ARTE OLEARIA E DELLA CULTURA CONTADINA “LUDOVICO NOIA” – TREBISACCE

Il museo ha sede nel Centro Storico di Trebisacce. È un’iniziativa privata, a scopo benefico, dei fratelli Noia, alla cui opera e sensibilità si deve la nascita della struttura museale, dedicata al compianto genitore Ludovico, primo donatore adulto di organi trebisaccese. L’edificio è stato acquistato dalla famiglia con lo scopo di recuperare la memoria storica di un patrimonio culturale di grande pregio per la collettività. Il locale fu sede dal 1934 al 1986 del frantoio “i Cinchilibbre” (famiglia Cerchiara).

Il museo si compone di tre ambienti, la “sala A” ospita le attrezzature della ditta “Fonderie Officine Camplone S. p. A. Pescara” necessarie alla produzione dell’olio (il frantoio vero e proprio) e altri manufatti antichi, tra i quali un esemplare rarissimo di “torchio alla calabrese” in legno, risalente al Seicento, con tipologia specifica a viti; nella “sala B” sono custoditi oggetti della cultura contadina, con una raccolta che ricade in un arco cronologico che va dal diciassettesimo secolo fino agli ultimi decenni del ventesimo; la “sala C”, invece, è utilizzata come laboratorio.

Dalla vecchia toponomastica risulta che l'attuale 'via dei Massari', ubicazione del frantoio/Museo, coincideva con “via dei Frantoi” e ciò si spiega con i diversi frantoi che dal 1900 al 1986 si affacciavano nella stradina.

La struttura è gestita dall’Associazione A.O.P.C.A. “L. Noia”, il cui Presidente attuale è il Prof. Salvatore Noia, mentre la direzione del museo è affidata al prof. Piero De Vita.  L’entrata è gratuita, le offerte vengono destinate alle persone disagiate del territorio

 

CAPPELLA DI SAN GIUSEPPE

 

La cappella si trova in una collina sopra l’abitato di Trebisacce, in un luogo suggestivo e naturalistico di rara bellezza. Le origini dell’edificio sacro sono incerte, ma sicuramente esso è attestato già dalla metà del XIX secolo. Semplice e graziosa nelle sue linee architettoniche, dovute anche a un restauro di alcuni decenni fa, la cappella custodisce la statua del santo e quella di Santa Filomena. In occasione della festa dedicata al santo titolare è tradizione organizzare nell’area circostante una scampagnata. Il posto panoramico e la quiete che lo contraddistingue lo rende adatto a rilassanti passeggiate in qualunque stagione dell’anno, immersi tra i colori della natura.

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  • 7 Settembre 2024 3:55 ora locale

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