Tra i boschi dell’ Aspromonte, nell’area grecanica del territorio reggino, si trova Cardeto, la terra dei cardi. Un piccolo comune situato nell’alta valle della fiumara Sant’Agata. Dalle pendici dell’Aspromonte, lungo un agile tracciato, si snoda la fiumara Sant’Agata che si tuffa nella costa in prossimità dell’Aeroporto dello Stretto “Tito Minniti”. La discesa della fiumara è morbida e si restringe piano piano tra valli e terrazzamenti, coltivati nelle nasìde.
Le nasìde sono dei piccoli giardini arginati da caratteristici “muretti a secco” che difendono le coltivazioni di vigneti, di castagneti e di agrumenti, in particolare il bergamotto.
Le origini di Cardeto risalgono alla tarda età bizantina. In quel tempo, Reggio, era un centro molto importante in tutta la Calabria. Fulcro della Chiesa d’Oriente, elevato da Basilio I a Metropoli dei possessi bizantini dell’Italia meridionale. Per questo motivo, arrivarono qui tantissimi monaci che costruirono tantissimi monasteri attorno ai quali sorsero i vari centri abitati. Cardeto fu casale di Motta Sant’Agata fino al 1783, con molta probabilità fu costruito durante le prime incursioni arabe, prima del XI secolo. Al momento dell’edificazione della Torre Saracena, che serviva agli abitanti agatini, data la sua posizione strategica sullo Stretto, come faro d’avvistamento. Oggi convertita in un belvedere che offre un panorama d’incredibile bellezza.
Tracce bizantine sono presenti nell’abbazia di S. Nicola di Foculica, in località Badia e nel monastero femminile di S. Maria di Mallemace.
Nel 1563 , l’inquisitore spagnolo Pietro Pansa, che ripudiava le antiche usanze e i riti greci e considerava eretico chi le praticava diede in fiamme il centro di Cardeto e poi ricostruita. Per secoli fu a lungo dipendente dal feudo di Sant’Agata, acquistando l’autonomia con la riforma napoleonica del 1806. La professione del rito greco è testimoniata a Cardeto fino al 1700, e così pure l’ellenofonia, come attestato da illustri linguisti tutti concordi nell’affermare che l’utilizzo da parte della popolazione, del codice linguistico greco, frammisto ai termini dell’idioma dialettale calabrese.
Ancora nel Settecento la lingua parlata prevalente era quella greca e all’inizio dell’ ottocento era ancora l’unico paese della Provincia reggina dove si parlava il greco e l’italiano.
Oggi la lingua greca non è più parlata ma, le usanze sono cariche di rimandi greci. In particolare le musiche tradizionali, la tarantella che viene suonata durante le festività del luogo richiama e conserva i ritmi grecanici. Le liturgie religiose sono sopratutto di origine ortodossa, in particolare quella recitata nella chiesa di San Sebastiano, Santo protettore degli appestati, collocata fuori del centro storico, nei pressi di un antico lazzaretto.
Il borgo è disseminato di beni culturali che meritano di essere visitati tra cui:
Nel piccolo borgo di Cardeto, è possibile trovare un patrimonio ricco di testimonianze e di reperti, permette al visitatore di scoprire la vita di un tempo che ancora vive nell’identità di coloro che vivono all’interno della Calabria grecanica.
In tutto il territorio reggino, Cardeto è particolarmente nota per le sue tradizioni folkloristiche dalle radici grecaniche. Il gruppo “Asprumunti” di Cardeto è uno dei più antichi e prestigiosi gruppi folkloristici delle Calabria. Il gruppo vanta anche comparse in prestigiosi film degli anni ‘50, come “Patto con il diavolo”, “Il brigante di Tocca Lupo” e “Carne inquieta”. Recentemente per due anni consecutivi, 1999 e nel 2000 ha vinto il “Festival Internazionale del Folklore” a Mattinata. Il gruppo musicale si distingue soprattutto perché cantano, suonano e ballano la “Cardoleta” un’antica danza che affonda le arcaiche radici della danza greca, ancora presenti nell’area magno grecanica dell’entroterra dell’Aspromonte. In questa danza i ballatori si abbandonano spontaneamente al ritmo, lasciandosi andare a forme di comunicazione liberatoria, utilizzando riti simbolici e richiamando reminiscenze della remota colonizzazione greca.
Durante queste feste il borgo si riempie di visitatori provenienti dai paesi vicini. In queste occasioni vengono allestiti stand espositivi dei prodotti gastronomici tipici caderti, è possibile gustare e apprezzare la gastronomia del borgo e partecipare a momenti musicali folkloristici, antichi canti, ballate tradizionali che allietano e caratterizzano le serate.
Un motivo particolare per visitare Cardeto è rappresentato da un originalissimo ristorante: “MuseOsteria”. Allestito in una casa rurale, situato nell’antico Rione “da Cruci”. Il locale dispone di un palmeto ed è dotato di un orto annesso coltivato, che offre la possibilità di cucinare prodotti a chilometri zero e tali da riproporre e valorizzare le antichissime ricette tradizionali del borgo.
La particolarità è rappresentata dell’idea di Quattrone e Marcello Manti, che hanno realizzato un ristorante-museo dove è possibile incontrare la gastronomia folkloristica, ma anche visitare un lungo dove sono raccolte le memorie della cultura del borgo. I due ideatori hanno portato avanti un lavoro di ricerca, raccolta, studio e archiviazione di memorie e reperti, oggetti di vita quotidiane, del lavoro e della cultura agro-contadina e pastorale della comunità di Cardeto. I locali sono stati censito dalla Regione Calabria, è costituiscono un Museo che raccoglie uno spaccato della cultura agro/pastorale sociale e religiosa della Comunità Greca di Cardeto.
Cardeto è un tesoro ricco di cultura e tradizioni che racchiude la bellezza della semplicità e del passato della Regione Calabria.